“Non
sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui
raccontarla.”
Ovvero considerazioni in ordine sparso sul
digital storytelling e su una giornata ricca di emozioni e stimoli
Eccomi
qui, pronta col secondo post... sì perché venerdì non l’ho detto, ma
l’obiettivo è quello di scrivere due post a settimana, il martedì e il
venerdì... per la serie né di venere né di marte...
E
non ho detto nemmeno che rubo i titoli... è una cosa che faccio da sempre, non
sono brava a trovare titoli, quindi li rubo... ma più che furti mi piace
considerarli omaggi. E così il nome del mio blog è un omaggio a Daniele
Silvestri (che sono certa non se ne avrà a male), quello del primo post a un
album dei Modena City Ramblers a cui sono molto legata e che mi ha accompagnato
per tutta l’adolescenza (e nemmeno loro se ne avranno a male visto che hanno a
loro volta omaggiato Bob Dylan...).
Oggi
voglio rendere omaggio ad Alessandro Baricco.
Qualche
sera fa, per l’esattezza la notte prima di partire per Copenaghen, mi sono
ritrovata tra le mani Novecento, l’ho riletto tutto d’un fiato.
Devo
molto a Baricco, fin da piccola ho sempre amato scrivere, e leggere... e credo
che gli anni passati a divorare i romanzi di Baricco e di Stefano Benni abbiano
influenzato profondamente il mio modo di immaginare e di scrivere. Il sogno di
diventare una scrittrice non è mai morto, e questo blog ne è la prova,
semplicemente è rimasto in angolo, nei ritagli di tempo, nei viaggi in treno,
nelle tesi di laurea e di master... poi un giorno, più o meno un anno fa, sono
inciampata nel digital storytelling.
Era
una giornata caldissima di metà maggio, Giulia (altro pilastro di
Vulcanicamente) mi aveva segnalato un laboratorio dal basso sulla cultura che
si teneva a Galatina, primo modulo sul digital storytelling. Ci sono andata
convinta che avrei imparato qualcosa di interessante, sono uscita carica come
una molla, con la sensazione che iniziava per me un cammino importante, e avevo
ragione: due settimane dopo la formatrice del modulo mi ha inviato un bando per
una formazione Gruntvig proprio su questo strumento, mi sono candidata, sono
stata selezionata, ad ottobre sono stata una settimana in Galles con un gruppo
di 20 formatori provenienti da Italia, Bulgaria, Estonia e Svezia, dove ci
siamo immersi nelle nostre storie, per poi ritrovarci a dicembre, in Germania,
e condividere tecniche di facilitazione. E oggi (ieri per chi legge) sono di
nuovo a Galatina, dove questo amore è iniziato, inzzieme alla vulcanicissima Nunzia a parlare di questo meraviglioso
strumento, durante un incontro organizzato da programma Sviluppo nell’ambito
della Social Innovation School
Ho
pensato a lungo a come spiegare in maniera esauriente cos’è il digital
storytelling, per poi arrivare alla conclusione che le storie prodotte parlano
meglio di qualunque cosa io possa scrivere, inoltre pensavo che parlare della
giornata di oggi poteva essere un buon pretesto per introdurlo, ma gli stimoli
che mi sono arrivati oggi durante il workshop hanno spostato la mia attenzione
e sento il bisogno di parlare un po’ di questo territorio e delle persone che
lo animano.
Quindi,
come nella presentazione che avevamo preparato per oggi, prima di proseguire la
lettura vi invito a guardare questa storia:
Questa
storia racconta meglio di come saprei farlo io la potenza comunicativa del
digital storytelling. Ma soprattutto contiene in sé molti dei temi che sono
usciti oggi, non solo da Nunzia e da me, ma anche dalle altre ragazze che sono
intervenute, Lara Selene e Sandra, e ben risponde ad alcune delle problematiche
sollevate dall’assessore Coccioli.
Oggi
abbiamo toccato molti temi importanti, raccontare le nostre esperienze
nell’ambito della progettazione europea ci ha dato modo di soffermarci sul
bisogno di formazione, ma anche sulle opportunità di creare occupazione, di
formarsi fuori e tornare con competenze di cui questo territorio ha bisogno,
partendo, volendo banalmente ma molto concretamente, dalla conoscenza delle
lingue.
Quello
che più mi ha colpito, anzi che da quasi tre anni ogni giorno mi colpisce, è
vedere quante ragazze e ragazzi dopo essersi formati all’estero, sentono il
desiderio di tornare qui, fondare associazioni, fare rete, collaborare per
creare occupazione, sviluppo, opportunità in questo territorio. Puntare sul
dialogo intergenerazionale come arricchimento reciproco, un dialogo in cui gli
anziani tramandano i saperi di una tradizione ricchissima e i giovani portano
competenze innovative e vedute più ampie.
Tutto
questo ancora mi commuove e mi stupisce!
Nessuno
dei miei amici, una volta partiti, si sono detti “ok ora ho visto il mondo,
sono cresciuto, voglio tornare a Roma e lottare per cambiare le cose lì”,
sicuramente almeno non è così per me. Anzi, io voglio stare qui ed essere parte
di questo cambiamento, di questa bellissima energia, senza fingere che sia
facile, ma credendoci, vedendo delle prospettive, dandomi da fare e soprattutto
non sentendomi mai sola in questo cammino.
Forse
è per questo che mi sono innamorata del digital storytelling.
Scrivere
la mia storia, le mie emozioni, i miei sentimenti, mi appassiona sempre
moltissimo. Ma conducendo questi laboratori sto scoprendo che accompagnare gli
altri a scrivere di sé, essere la facilitatrice di un processo di narrazione,
il cui risultato è individuale, ma il percorso si affronta in gruppo,
ascoltandosi e sostenendosi a vicenda, considerando la narrazione dell’altro
come un dono prezioso... beh questo mi fa sentire davvero viva e parte di
qualcosa di importante.
E
per chiudere questo post in maniera circolare, chiudendo con la frase con cui
si è aperto, ci sono molte persone che hanno buone storie da raccontare qui, ed
è bello essere il qualcuno pronto ad ascoltarle...
Congrats Ginestra, continua a raccontare:)
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