martedì 15 aprile 2014

Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla.”

Ovvero considerazioni in ordine sparso sul digital storytelling e su una giornata ricca di emozioni e stimoli

Eccomi qui, pronta col secondo post... sì perché venerdì non l’ho detto, ma l’obiettivo è quello di scrivere due post a settimana, il martedì e il venerdì... per la serie né di venere né di marte...

E non ho detto nemmeno che rubo i titoli... è una cosa che faccio da sempre, non sono brava a trovare titoli, quindi li rubo... ma più che furti mi piace considerarli omaggi. E così il nome del mio blog è un omaggio a Daniele Silvestri (che sono certa non se ne avrà a male), quello del primo post a un album dei Modena City Ramblers a cui sono molto legata e che mi ha accompagnato per tutta l’adolescenza (e nemmeno loro se ne avranno a male visto che hanno a loro volta omaggiato Bob Dylan...).

Oggi voglio rendere omaggio ad Alessandro Baricco.
Qualche sera fa, per l’esattezza la notte prima di partire per Copenaghen, mi sono ritrovata tra le mani Novecento, l’ho riletto tutto d’un fiato.

Devo molto a Baricco, fin da piccola ho sempre amato scrivere, e leggere... e credo che gli anni passati a divorare i romanzi di Baricco e di Stefano Benni abbiano influenzato profondamente il mio modo di immaginare e di scrivere. Il sogno di diventare una scrittrice non è mai morto, e questo blog ne è la prova, semplicemente è rimasto in angolo, nei ritagli di tempo, nei viaggi in treno, nelle tesi di laurea e di master... poi un giorno, più o meno un anno fa, sono inciampata nel digital storytelling.

Era una giornata caldissima di metà maggio, Giulia (altro pilastro di Vulcanicamente) mi aveva segnalato un laboratorio dal basso sulla cultura che si teneva a Galatina, primo modulo sul digital storytelling. Ci sono andata convinta che avrei imparato qualcosa di interessante, sono uscita carica come una molla, con la sensazione che iniziava per me un cammino importante, e avevo ragione: due settimane dopo la formatrice del modulo mi ha inviato un bando per una formazione Gruntvig proprio su questo strumento, mi sono candidata, sono stata selezionata, ad ottobre sono stata una settimana in Galles con un gruppo di 20 formatori provenienti da Italia, Bulgaria, Estonia e Svezia, dove ci siamo immersi nelle nostre storie, per poi ritrovarci a dicembre, in Germania, e condividere tecniche di facilitazione. E oggi (ieri per chi legge) sono di nuovo a Galatina, dove questo amore è iniziato, inzzieme alla vulcanicissima  Nunzia a parlare di questo meraviglioso strumento, durante un incontro organizzato da programma Sviluppo nell’ambito della Social Innovation School  

Ho pensato a lungo a come spiegare in maniera esauriente cos’è il digital storytelling, per poi arrivare alla conclusione che le storie prodotte parlano meglio di qualunque cosa io possa scrivere, inoltre pensavo che parlare della giornata di oggi poteva essere un buon pretesto per introdurlo, ma gli stimoli che mi sono arrivati oggi durante il workshop hanno spostato la mia attenzione e sento il bisogno di parlare un po’ di questo territorio e delle persone che lo animano.

Quindi, come nella presentazione che avevamo preparato per oggi, prima di proseguire la lettura vi invito a guardare questa storia:





Questo digital storytelling è stato realizzato da Gabriel nell’ambito di un laboratorio, pensato da me e Sara per scegliere il protagonista del documentario transnazionale che gireremo nei prossimi mesi per il progetto Youth for Change. (e qui se qualcuno dovesse sentirsi un po’ perso, consiglio di leggere il post precedente e, volendo, approfondire attraverso i link)
Questa storia racconta meglio di come saprei farlo io la potenza comunicativa del digital storytelling. Ma soprattutto contiene in sé molti dei temi che sono usciti oggi, non solo da Nunzia e da me, ma anche dalle altre ragazze che sono intervenute, Lara Selene e Sandra, e ben risponde ad alcune delle problematiche sollevate dall’assessore Coccioli.

Oggi abbiamo toccato molti temi importanti, raccontare le nostre esperienze nell’ambito della progettazione europea ci ha dato modo di soffermarci sul bisogno di formazione, ma anche sulle opportunità di creare occupazione, di formarsi fuori e tornare con competenze di cui questo territorio ha bisogno, partendo, volendo banalmente ma molto concretamente, dalla conoscenza delle lingue.

Quello che più mi ha colpito, anzi che da quasi tre anni ogni giorno mi colpisce, è vedere quante ragazze e ragazzi dopo essersi formati all’estero, sentono il desiderio di tornare qui, fondare associazioni, fare rete, collaborare per creare occupazione, sviluppo, opportunità in questo territorio. Puntare sul dialogo intergenerazionale come arricchimento reciproco, un dialogo in cui gli anziani tramandano i saperi di una tradizione ricchissima e i giovani portano competenze innovative e vedute più ampie.

Tutto questo ancora mi commuove e mi stupisce!

Nessuno dei miei amici, una volta partiti, si sono detti “ok ora ho visto il mondo, sono cresciuto, voglio tornare a Roma e lottare per cambiare le cose lì”, sicuramente almeno non è così per me. Anzi, io voglio stare qui ed essere parte di questo cambiamento, di questa bellissima energia, senza fingere che sia facile, ma credendoci, vedendo delle prospettive, dandomi da fare e soprattutto non sentendomi mai sola in questo cammino.

Forse è per questo che mi sono innamorata del digital storytelling.
Scrivere la mia storia, le mie emozioni, i miei sentimenti, mi appassiona sempre moltissimo. Ma conducendo questi laboratori sto scoprendo che accompagnare gli altri a scrivere di sé, essere la facilitatrice di un processo di narrazione, il cui risultato è individuale, ma il percorso si affronta in gruppo, ascoltandosi e sostenendosi a vicenda, considerando la narrazione dell’altro come un dono prezioso... beh questo mi fa sentire davvero viva e parte di qualcosa di importante.


E per chiudere questo post in maniera circolare, chiudendo con la frase con cui si è aperto, ci sono molte persone che hanno buone storie da raccontare qui, ed è bello essere il qualcuno pronto ad ascoltarle...

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