martedì 20 maggio 2014

Ri-Scrivere (Appartenza)




Venerdì, durante il secondo incontro di "Moving Landscape", al quale purtroppo non ho potuto partecipare, ci era stato chiesto di portare uno scritto, da condividere, e ognuno di noi avrete riscritto il testo di un altro. 

A me è stato assegnato il testo di Mary, date che nemmeno lei c'era, a lei il mio, lo riscriveremo per conto nostro, poi li condivideremo. Ho appena riscritto il su racconto, è stato più difficile del previsto, ma mi è piaciuto, mi sono lasciata per 24 ore prendere dalle immagini mentali che mi aveva suscitato, non curandomi di quale fosse il senso per lei, e poi ho spostato il punto di vista. Non posterò qui il racconto di Mary, non ora almeno, e non senza il suo consenso, ovviamente. Posto invece il mio, aspettando con eccitazione e curiosità di leggerlo e farvelo leggere riscritto da lei...


Appartenenza

Sono giorni che ci penso... anzi forse sono anni... ma in questi giorni, passati in val d’Itria con la mamma, dopo il laboratorio, un intero fine settimana senza internet e telefono, trascorso a leggere Rodari e esplorare posti nuovi, vicini e allo stesso tempo diversissimi, il pensiero sull’appartenenza si è fatto pressante al punto che è arrivato il momento di scriverne un po’.

Il punto è che da quando vivo qui sento così spesso frasi che iniziano con “la mia terra”, oppure “io sono salentina/o.” E così la domanda, di dove sono io, riemerge sempre più spesso.

Io non lo so di dove sono, io questa appartenenza ad un luogo geografico non la sento. Io sono il rumore di un treno che attraversa la Maremma, sono la bambina che si addormenta su un’amaca in traghetto tra Napoli e le Eolie, che impara a guidare sull’Aurelia. Io sono un sacco di luoghi ma non credo di appartenere a nessuno di essi...

Volendo proprio fare uno sforzo e identificarmi in un luogo dovrei dire che sono di Roma. In fondo mia madre e mio padre sono nati lì, e io ci ho vissuto per 24 lunghi anni. Roma significa moltissimo per me, e sempre sarà così.
I primi amori, le fughe in motorino, la scuola, la militanza, i concerti, i cortei, gli amici del cuore di sempre, sono tutti a Roma. Eppure a Roma non mi sono mai sentita davvero a casa, e secondo me in pochi ci si sentono davvero. E l’Umbria? Sono nata a Narni, vissuta ad Amelia per i primi tre anni della mia vita, ma ci sarò tornata si e no 5 volte in tutta la mia vita in Umbria, e nonostante ci siano dei legami con quei luoghi, o meglio ancora dei richiami, non si può dire che io senta nessun senso di appartenenza... e come potrei d’altronde? Non c’è neanche il mare... Allora proviamo col sangue, magari qualcosa esce. I miei nonni paterni sono napoletani, mia nonna materna salernitana, mio nonno piemontese. Dunque per legame di sangue potrei essere napoletana.. e il richiamo del sangue lo sento da sempre... ma quale legame ho con Napoli? Un legame istintivo fortissimo, come quello che ho con Marsiglia, pur avendoci passato solo 4 giorni in tutta la mia vita, credo che sia perchè amo le città di porto, e i noir di Izzo.  E certo le estati iniziate con l’infanzia e mai finite passate tra Maremma e Sicilia non mi rendono nè toscana, ne tantomeno, ahimè, Siciliana, anche se sono i posti che più porto nel cuore, e certo mi ci sento proprio bene. E finalmente arriviamo al Salento... qui si, davvero, e forse per la prima volta nella mia vita, mi sento a casa. Completamente, nel bene e nel male questa è casa mia. Ma non posso dire di essere Salentina, non c’è quell’appartenenza, non ne ho la memoria storica. E parafrasando Gaber, non mi sento nemmeno italiana (ma per fortuna o purtroppo lo sono).

In fondo quello che sto scrivendo, in questa notte di primavera che mette il buonumore, ma pure un filo di malinconia, l’ho sempre saputo, e non mi ha mai dato pensiero. Finora. In questi giorni invece questo tema è emerso riportandomi a farmi di nuovo la consueta domanda che tanto mi mette di cattivo umore quando mi viene posta “ma tu di dove sei?” , come se una parte di me si sentisse da meno a chi questa appartenenza la sente forte, e in questa appartenenza trova delle certezze, magari anche amare, indesiderate, o indicibili, ma comunque certezze. Beh in questi giorni ho capito che ci sono persone che appartengono ai luoghi ed altre che appartengono a cammini... ed è una cosa che un po’ puoi scegliere un po’ no, e che comunque ti caratterizza ma non ti definisce completamente... e allora buono così. Io appartengo al sud (fin qui almeno ci arrivo), alla strada, alla ferrovia, e soprattutto al mare. Ed è solo questione di accettarlo. e poteva anche andarmi peggio.

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