E
così sono di nuovo a casa... mentre inizio a svuotare la valigia (processo che nel mio caso inizia almeno due
giorni dopo il rientro e può durare anche un mese, ammesso che io ci stia un
mese di fila a casa. In effetti spesso la finisco di svuotare solo quando è il
momento di riempirla di nuovo)
ripercorro mentalmente le quasi tre settimane passate fuori casa... Sembra
assurdo che siano passate solo tre settimane, sembra di essere fuori da almeno tre
mesi... i posti visti, i letti in cui ho dormito, gli amici vecchi e nuovi, le
attività, i lavori svolti, la valigia fatta e rifatta lasciando pezzi in giro,
prendendone di nuovi, con tanto di teatrini surreali in aeroporto per riuscire
a far star dentro tutto...
Questo
viaggio racconta molto bene la piega sorprendente che ha preso la mia vita da
quando, alla fine del 2011 ho messo un paio di scatoloni e borse in macchina e
ho lasciato la Città Eterna per spiccare finalmente il volo. Destinazione:
Lecce! Un master, sei mesi, massimo nove, poi torno.... le ultime parole
famose. Da allora non mi sono più fermata! La mia base è rimasta qui, in
Salento, terra meravigliosa, terra di confine, e nel frattempo ho costruito
tante cose, ho viaggiato, mi sono formata, ho iniziato a collaborare con alcune
splendide realtà del territorio, dividendo la mia vita tra lente pedalate tra
gli ulivi e corse frenetiche tra treni e aerei.
Da
qualche tempo sto pensando di aprire un blog, per parlare di me, di quello che
faccio, ma anche di quella che sono, una giovane donna ormai quasi trentenne
che insieme ad altri uomini e donne cerca un futuro diverso per sè e per il
mondo che la circonda.
E
così ho deciso di iniziare raccontando questo viaggio, per dare un consistente
assaggio di me e di ciò che mi sta intorno... e quindi bando alle chiacchiere
proviamo a iniziare con ordine, a presentarmi:
Mi chiamo Ginestra,
ho 29 anni (ancora per pochissimo) e da due anni dedico la mia vita
all’associazionismo, dividendomi tra attività sul territorio e viaggi in giro
per l’europa, sono in formazione costante e sto iniziando a formare anche
altri, come ben racconta questa cronaca di viaggio.
Il
19 marzo, alle 11 della mattina Sara (è un nome che sentirete spesso, molto
spesso, ma di Sara parleremo più avanti) passa a prendermi sotto casa, per
portarmi alla stazione,
destinazione: Perugia
obiettivo: ultima fase del progetto
K-Values un progetto europeo di formazione per formatori, in cui ho appreso
a condurre laboratori di Digital
Storytelling.
Per
i prossimi 10 giorni sarò a casa di Marta, a Bastia Umbra, dove faremo il
piloting, cioè ci metteremmo finalmente alla prova come formatrici, conducendo
un laboratorio per 6 giovani disoccupati/precari.
Il
viaggio in treno è lungo, lunghissimo, ma il tempo mi scivola leggero tra le
dita. In treno mi sento sempre a posto con me stessa, cullata, rassicurata.
Avrei
molto da lavorare, una volta lavoravo come una macchina in treno, e se proprio
devo so farlo ancora, ma se posso preferisco rimanere in silenzio a fissare il
mondo che scivola fuori dal finestrino, magari scrivendo un po’. Alle otto
della sera sono finalmente a Foligno, Marta mi aspetta alla stazione leggera e
sorridente, con la mia stessa ansia ma anche il mio stesso entusiasmo per la
nuova sfida.
E
forse a questo punto è il caso di aprire una breve parentesi sul digital storytelling, giusto per
seguire meglio: trattasi di un breve racconto personale, per l’appunto
digitale, una registrazione vocale, corredata da immagini, su un tema preciso,
nel nostro caso le competenze professionali, formali e non.
Dunque
il nostro ruolo è di facilitazione: tramite una serie di attività non formali
aiutiamo le persone a concentrarsi sulla loro storia, e a scriverla in maniera
sintetica e personale, dopodiché li accompagnamo durante tutto il processo dalla
registrazione audio, selezione delle foto, montaggio, fino ad arrivare allo
sharing, dove si guarda insieme il risultato del lavoro.
E
così mi sono fermata dieci giorni in Umbria, il laboratorio si è svolto nei due
fine settimana, il primo dedicato alla scrittura della storia, il secondo al
montaggio e alla valutazione finale.
Potrei
parlare ore dei partecipanti, dell’emozione di vederli all’inizio scettici, poi
intimoriti ad aprirsi e alla fine lanciati nelle loro narrazioni, ma credo che
di questo parlino meglio le loro storie, quindi mi limiterò a segnalarvi i link
su cui guardarle, e a dire che aiutare qualcuno a raccontare la sua storia, è
una delle cose che mi emoziona di più al mondo!
Durante
la settimana, oltre a lavorare con Marta, organizzare i materiali e
confrontarci sul lavoro fatto e quello da fare, mi sono goduta un po’ l’Umbria,
mia regione natia, eppure a me quasi sconosciuta: abbiamo preso un aperitivo in
centro con Claudia, una mia vecchia conoscenza finita a Perugia per il
dottorato, camminato di sera per Assisi deserta, passato la domenica a fare il
periplo del Trasimeno parlando di amore, di avere 30 anni oggi, di questo
paese, di noi, scoprendo affinità, intese e differenze, trasformando una
collaborazione nata dalla casualità in un’amicizia che già promette di
diventare solida e profonda. E per finire in bellezza è venuta a trovarmi la
mia mamma... il mio modello, il mio punto fermo, la donna che sempre mi ha
spronato ad andare, a crescere, a formarmi, ad affrontare con coraggio ogni
sfida, ogni fallimento, ogni nuovo inizio, e soprattutto a lasciare Roma e
trovare le mie ali. Salutare Marta, la mamma, il papà, il fratello, il nonno,
il cane, che in questi giorni mi hanno fatta sentire di famiglia, nutrita e
coccolata, non è per nulla facile... ai saluti non ci si abitua mai... il
positivo però è che ogni chilometro che ti allontana da un posto dove sei stato
bene ti avvicina al prossimo obiettivo.
E
così il 28 sera, tempo di chiudere il laboratorio e bere ancora una cosa con
Marta e Claudia, salgo sul regionale Perugia-Firenze. L’indomani devo essere a
Milano in mattinata, così approfitto per passare una notte dal mio amico Luca.
Luca
è una delle persone più dolci e solari che abbia mai incontrato, mi accoglie
alla stazione con la sua bici arrugginita e un sorriso che odora di Sicilia, la
terra di sua madre, la terra in cui ci siamo conosciuti.... in effetti è la
prima volta che ci vediamo fuori dalla nostra piccola isola, ci siamo
conosciuti 2 anni fa, anche se sembra già una vita, durante il festival del cinema di Lampedusa (e
anche di questo parlerò prima o poi) e da quel momento siamo diventati una
bellissima grande famiglia, e quell’isoletta in mezzo al nulla e pure al centro
di tutto è diventata la mia seconda casa.
L’aria è tiepida, quasi primaverile, ci
perdiamo tra le viuzze del centro, in un silenzio irreale, parlando di tutto e
niente, mangiamo sushi discutendo di politica e amore, e poi ancora a passi
lenti e allegri ce ne andiamo a casa. Gli faccio vedere i miei giochi, gli
regalo una conchiglia e una scatola aperta di cioccolatini, ci addormentiamo
alle due del mattino eppure la mattina alle sette mi sveglio riposatissima....
colazione al sole e poi ancora in treno, altro giro altra corsa.
Milano vicino all’Europa, Milano che banche,
che cambi, Milano gambe aperte, Milano che ride e si diverte..... scendo
dal treno e sono già in metro, destinazione fieramilanocity, obiettivo “Fa la cosa giusta” la fiera sul
consumo critico organizzata da Terre di
Mezzo. Lì mi aspetta Carlo, per i prossimi due giorni saremo lì a
promuovere il turismo sportivo e sostenibile, il nostro magnifico territorio, e
un viaggio bike&boat costruito
insieme, Salentobicitour e Oltrevela.
Due giorni intensi, di relazioni, ma anche esplorazioni e scoperte, conosciamo
i ragazzi che curano il blog Viaggiverdi, i giovani volontari della grande
fabbrica delle parole e tanti altri...
E
poi la sera un po’ di movida, un po’ di tempo con i miei amici romani emigrati
qui, persone che mi sono accanto dai tempi del liceo, e che la distanza non
allontana mai, e già che ci sono prima di ripartire anche un po’ di vita
familiare... a casa col mio adorato zio Paolo, uno dei tre fratelli di mamma,
la sua fantastica moglie e i miei 4 cuginetti. Mi piace Milano, di solito i
romani non amano questa città, e invece a me mette allegria, mi ricorda momenti
felici, intensi, mi piace prendere la metro e sorprendermi che passa puntuale e
non si rompe ogni due giorni, mi piacciono i vecchi tram e i locali. E
paradossalmente la sua frenesia mi rilassa...
Tanto
che arrivata fin qui, di andare a Copenaghen
non ho più tanta voglia, me ne resterei con la famiglia ancora un paio di gg, e
poi me ne tornerei a casetta mia. Ma Copenaghen è qualcosa che desidero da quando
avevo 16 anni, volevo andarci col mio amico Pedro, compagno di scuola e di
avventure adolescenziali, a fare un viaggio tenda e zaino... poi gli anni sono
passati, siamo stati insieme in Salento, in Libia, e in tanti altri posti, ma a
Copenaghen mai... ironia della sorte adesso lui ci vive, quindi prima di
iniziare il lavoro me ne starò un paio di giorni con lui.
2
aprile. Sveglia alle 4 del mattino, treno, aereo, metro, bus e sono
all’università, completamente bollita dal sonno ma così felice di vedere il mio
vecchio amico mentre mi fa vedere il laboratorio in cui fa il suo dottorato, le
sue belle formichine che se ne stanno in una scatolina a costruire funghi e
farsi studiare... sembra proprio abbia trovato la sua dimensione. Come molti
altri di noi che se ne vanno a studiare e lavorare via di qui. Purtroppo. E la
Danimarca è una meta piuttosto ambita per i giovani in cerca di un futuro,
borse di studio, sussidi, un’università pazzesca... ho visto genitori ventenni
con biciclette piene di bambini ovunque, altro che crescita zero, quelli
figliano come i conigli! Beati loro che possono permetterselo....
E
così riflettendo su questi temi cari alla mia generazione me ne sono andata in
giro per la città, senza meta, senza appuntamenti, sola con i miei pensieri, il
mio sonno e l’entusiasmo di potermi per qualche ora perdermi in una città
sconosciuta in perfetta solitudine... ho camminato su e giù per l’orto
botanico, pranzato in un locale del centro e scoperto lo splendido pane nero
danese, e poi sono tornata all’università a prendere Pedro, e finalmente a
casa, un tè, due coccole sul divano, la cena, filmetto a letto, mi hanno
rimesso al mondo!
Mi
sveglio presto ma riposatissima, miracolo c’è il sole! E una giornata tutta da
passare con Pedro, e la Sara e Stefano, compagni di avventura del team
Italiano, appena arrivati dopo una notte a Malpensa... la giornata si srotola
felicemente tra un giro a Cristiania, un caffè sul prato lungo i laghi, e
intense discussioni sulla politica italiana, la parità di genere e le relazioni
uomo donna in Danimarca e al sud Italia, alla fine tutti conveniamo sul fatto
che un uomo che ti apre la porta e ti prende le buste della spesa non
necessariamente è un maschilista, e che certe donne stanno diventando troppo
aggressive, e questo è insano tanto quanto il machismo...
E
chiacchierando chiacchierando se ne va il mio ultimo giorno libero.... è ora di
spostarsi nella casa del grande fratello, alias l’appartamento nel quale per i
prossimi 3 giorni saremo chiusi con 5 danesi e 2 polacchi per discutere il
soggetto del documentario che gireremo nei prossimi mesi tra Copenaghen, Lecce
e Cracovia, nell’ambito del progetto Youthfor change.
Ecco
che si apre l’ultimo capitolo di questo lungo viaggio, l’ultimo progetto da
avviare prima di ritornare a casa a rimettere insieme i pezzi: conosciamo i
ragazzi del team Danese, Marina, Ane, Mads e Stefan e i polacchi Kuba e
Paulina. Per tutto il fine settimana discutiamo i contenuti del documentario
che gireremo nei prossimi mesi, il piano di lavoro e gli obiettivi che vogliamo
raggiungere. Diventiamo finalmente una vera squadra, ci separiamo con la
convinzione che il lavoro dei prossimi mesi sarà intenso ma anche avvincente.
E il
7 mattina, alle sei, la sveglia che suona, il freddo fuori, un letto caldo da
lasciare a malincuore e al contempo la prospettiva di rotolare finalmente verso
sud, tornare a casa mia, magari al sole... beh non vedo l’ora....
Ci
vogliono appena 16 ore per essere finalmente nel mio appartamento, a iniziare a
svuotare la valigia, a riambientarmi, a riabbracciare i miei fantastici
coinquilini, a scrivere questo blog che da qui in poi si propone di raccontare,
attraverso episodi della mia vita, tutta una generazione che si muove, che
prova a costruire un mondo diverso......
E
speriamo sia un viaggio appassionante e che nuovi compagni vogliano seguire
questo cammino con me!
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